In The Shower (/r/Shortscarystories)

Great, I think, as the ribbon of blood twirls down the drain, with a bit of luck I won’t even need to pack tampons. As I rinse my hair, my head now tilted up, I dream of the seaside, the sun and the cramp-free holiday to come. I finish with my shampoo and bend over, squinting, to grab the conditioner bottle. The ribbon of blood catches my eye again. It looks thicker. Too thick.

I blink. Then I notice.

It’s not going down the drain: it’s coming up my leg.

Il link alla mia storia

Il link alle storie belle

Cosmopolitan

Cosmopolitan: la rivista la cui lettrice ideale ha un mutuo ma non sa limonare, la testata che ci sprona a torcere energicamente i genitali maschili, il periodico che
ci insegna poi a riconoscere e contestare i casi in cui il disgraziato sta simulando l’orgasmo.

Cosmopolitan: il mensile a cui la mia compagnia telefonica mi ha regalato un abbonamento semestrale, e perché allora non condividere la gioia con voi tutti.

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Questo mese, inspiegabilmente, Cosmo (come diciamo noi appassionate di lungo corso) trascura la parte surreal-sessuale, liquidandola con due illustrazioni di posizioni fisicamente irriproducibili e un consiglio volante sull’uso del bagnoschiuma come ausilio anche olfattivo alla masturbazione, e si concentra invece sull’aspetto romantico delle relazioni immaginarie coltivate dalle proprie lettrici immaginarie.

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Per la precisione, Cosmo ha incaricato un nematode di tradurre dal francese una collezione di “ragioni per cui è bello avere un fidanzato” inventate su due piedi da un criceto in ipossia al soldo della versione d’Oltralpe. Il nematode è molto appassionato di nomi bizzarri e/o brutti.

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Segue articolo tradotto dal danese su come riprendersi da una relazione finita malissimo.

Padrune!

Ci sono parti del lavoro di un mitomane che il mitomane non può compiere personalmente. Sì, dedicare migliaia di righe al tema della propria bravura, bellezza, sensualità, coraggio, ironia, eroismo è il pane quotidiano di questa categoria di persone, ma quasi nessuno di loro riesce a fare a meno del contributo di un fedele scudiero votato esclusivamente a cantare/postare/twittare le gesta della (umilissima, ve l’abbiamo detto che è anche umilissima? È umilissima) personalità principale.

Lo scudiero, non è difficile immaginarlo, è quasi infallibilmente un frammento dell’immaginazione dell’eroe.

Giuda sarebbe un pessimo scudiero virtuale per Aldo

Giuda sarebbe un pessimo scudiero virtuale per Aldo

Negli ambienti dove esiste la possibilità di farlo, lo scudiero avrà cura di omaggiare l’eroe per mezzo della propria firma, descrizione, avatar o nome utente. Dove non sia fisicamente fattibile, lamenterà a gran voce il desiderio insoddisfatto.

Una collezione di normali avatar dedicati al culto dell'utente Msscribe e di un'amica sua

Una collezione di normali avatar normalmente dedicati al culto dell’utente Msscribe e anche di un’amica sua, così, per variare.

Il contributo fondamentale dello scudiero all’arco narrativo, in ogni caso, si concretizza nell’annuncio drammatico DELLA MORTE o del coma o dell’aborto o del terribile scontro tra gatti nelle nevi di cui è stato vittima l’eroe, e che lo ha lasciato (momentaneamente) incapace di postare in prima persona.

Abbiamo, nella diapositiva, un esempio insieme classico ed anomalo (anomalo sotto il punto di vista dell’esistenza fisica autonoma, che la buona Marta effettivamente può vantare, lasciandoci costretti a spiegarne la complicità con il suo ruolo di succube totale o, a scelta, di partecipe del profitto delle varie, er, raccolte fondi).

Nella variante più plausibile, a farsi relatore delle tragiche notizie è uno scudiero più o meno ben formato ma comunque inserito nella comunità nella quale è ambientata la saga dell’eroe: a seconda dei casi può essere [sceneggiato come] un amico “della vita vera” o come un utente con il quale si è semplicemente sviluppata un’affinità particolare.

Il mero fatto di riportare l’accaduto, in questo genere di casi, non è di per sé sospetto, in quanto non è del tutto inverosimile che il forum sulle abitudini riproduttive dei gerbilli sia in cima alla lista delle priorità espressive dello scrivente/scudiero, soprattutto se si tratta dell’unico gruppo di conoscenze comune a lui e all’eroe ferito.

Certo, generalmente poi il contenuto della comunicazione è così ridicolo e sopra le righe che la patina di plausibilità di cui sopra è difficile da apprezzare del tutto. Le circostanze  drammatiche sono sempre più barocche, ridondanti e complicate che in Grey’s Anatomy, la copertura mediatica è omertosa, i dettagli medico/tecnici spassosi, i pensieri e e le speranze di tutti i coinvolti (anche quelli in coma) concentrati sempre e soprattutto sul forum dei gerbilli.

A volte, però, l’eroe non ha avuto il modo o la lungimiranza di mettere in piedi per tempo uno scudiero. Come fare allora per annunciare la propria imminente dipartita da questa valle di lacrime e segatura premium per gabbiette?

L’unica soluzione è abbandonare qualsiasi parvenza di plausibilità e dare in mano il proprio account a un personaggio creato per l’occasione, che armato solo di nome utente, password e buona volontà approfitterà delle lunghe e penose ore al capezzale della persona cara trafitta forse mortalmente da un giavellotto in fiamme per tirare fuori il computer e interagire devotamente con una manciata di sconosciuti appassionati di roditori.

(Il sito che visito più spesso dopo Facebook, stando alla mia schermata iniziale di Chrome, è seriouseats.com; con la presente dispenso i miei congiunti dal notificare la mia dipartita nei commenti all’articolo sulla preparazione delle uova in camicia, che ricordo comunque sempre con grande affetto).

La storia che useremo oggi come esempio è quella di Desi, alias titsy_mclure, utente di LiveJournal, vigile del fuoco, amica straordinaria, paziente indimenticabile e, più in generale, luminoso esempio di perfezione per noi tutti.

Nel dicembre del 2005, Desi e un suo amico vengono coinvolti in un incidente stradale piuttosto serio. La moglie dell’altro ferito, naturalmente, come prima cosa accede all’account della moribonda per mettere in allerta i di lei amici di LiveJournal.

10:52 AM
This is Cindy. There was a very bad car accident. Desi and my husband. Very bad roads. More information later. Pray, for God is the God of miracles. His specialty is desperate situations.

Stando a quanto riferisce la fonte originale, “Cindy”, che non era un’utente, era stata menzionata più volte e anche recentemente da Desi, in toni meno che lusinghieri e con una particolare enfasi sulla sua tendenza a ficcare il naso negli affari altrui. Il tipo di persona a cui lasciare le password per sicurezza, insomma. Saggia Desi. Probabilmente intuiva che Cindy, in caso di emergenza, non avrebbe perso di vista le priorità (trovare, nel 2005 e al Pronto Soccorso, modo di connettersi il prima possibile a internet e POSTARE, diamine).

At 1:28PM, this is posted:

In lounge at hospital updating families via e-mail. Both are in intensive care or what they call it when people are first brought in? I forget. The truck hit an icy spot and slammed into another car before the truck spinned and the passenger side smashed into a telephone poll that broke and fell down on the truck. The fire department had to cut them out of the car. Jeff was barely awake and she was not… I do not know the extent of injuries at this time, they are still determining and will not let me in to see them. It is hard to be scared for two people at once. PLEASE PRAY.

Ma cos’hanno esattamente, i nostri eroi?

Next post, this at 4:16:

This is going to be very long. They are both awake right now. Jeff has a shattered leg and broken hip and he has a very severe concussion. Desi has major facial swelling because of the shattered windshield. There are still pieces of glass in there. Three of her ribs are broken. Her shoulder was dislocated by the impact. Some of her fingers were crushed. She has a concussion too. They both have very bad head aches but they will pull through and are on a lot of drugs. I priase God in Heaven above and thank everyone for their prayers. They are not out of the woods all the way yet so please continue with prayers.

Allora, Desi ha dei tagli in faccia, tre costole rotte, una spalla lussata, fratture alle dita. E una commozione cerebrale, così, come ripensamento. Il marito di Cindy, povero stronzo, ha una gamba spezzata in più punti, una frattura dell’anca e una commozione cerebrale molto seria, quindi lei a questo punto fa la cosa più logica: recupera il tempo perso e, da brava scudiera, ci racconta nei dettagli come ha conosciuto quell’angelo che è Desi (e anche una manciata di fatti suoi e di suo marito, sempre in ossequio al meccanismo spietato dell’introduzione tardiva del personaggio).

I think it is time to introduce myself. I first met Desi at a fire department cook out. I have played guitar and sung blue grass music for almost 25 years both with church and because music is a true love of mine. When the department needed some entertainment I brought my gear and was happy to play. It is a very small town and my husband and I know most of the fire fighters. Blue grass and folk music are my calling but I know a lot of other songs that are good for all kinds of occasions. There was a girl there that was shy but looked like she could use a friend. I asked her if she could sing and played the only song that I knew to play that she also knew the words to. It was You Were Meant For Me by Jewel. The music that came out of her mouth was blessed by God. I have never heard someone with a quality of voice like hers. It is good but there is something else to it that is hard to explain. Truly, truly blessed by God. The Lord put it on my heart that I should reach out to her as a friend and I did. I feel I was led to her through music as a way to be her friend. The way God set up our meeting and showed me to this little girl that needed love so badly. She has become like a little sister to me and I am blessed to have her in my life. The thought of almost losing her today was very hard on me.

I know that it is very odd to hear this because no one knows me. But my husband really had me scared. I remember the first day the Lord laid it on my heart to love him. We had been friends through high school, but never dated until I came back from a long stay in Italy. We were in a bar one day and I looked at him and saw everyone he was friends with and how much they all liked this guy. Just really loved him, all of his friends. And I decided that yes, I was going to love him, too. We have been married for 17 years and it as not been all easy. We put a lot of work into our marriage and I am so glad. There were even times early on I thought I had married the wrong man. I put my faith in the Lord and here we are today. He is not an easy man to live with but he is worth the effort to me. I came very close to losing my best friend today. I have never taken him for granted but I am so relieved that it is not our time to part ways.

Praise God! You do not always know what you have until you almost lose it!

Oh yes and we are in New York. I had Desi call Adam so that someone knows she is okay.

A questo punto, visto che purtroppo le costole incrinate hanno un potenziale di DRAMMA non altissimo, il fato crudele vede di aggiustare il tiro.

Next, at 7:48 PM:

Her left lung has collapsed. She has decided she does not want to be put on respirators and won’t allow a chest tube to be put in. I do not know what to do.

How do I reply to the comments being made? I do not know how this works. I just figured out how to edit.

Perché Desi non vuole che il suo polmone venga sistemato, trattandosi di una procedura banale e al riparo da qualsiasi dilemma etico anche remoto? La scrivente non lo sa, visto che non lo sa nemmeno la scrittrice, visto che non ha senso.

Notare anche lo sfoggio intenzionale di non familiarità con il mezzo da parte della fin qui efficientissima Cindy, che si occupa anche della messaggistica istantanea dell’amica mentre questa, i cui medici in tutta evidenza la vogliono morta, si riprende dalla propria commozione cerebrale con l’ausilio di robuste dosi di morfina.

11:45PM:

Last update for tonight. I logged into instant messanger from the lounge and ended up having half conversations with some of you because the laptop I brought in was logged in and being used at the same time. I apologize to a few of you for that I was not ignoring you. I thought people stopped responding to me when the window was coming up on the wrong computer. But it was pleasant speaking with you all. I do not know what else to say but she is sleeping fitfully now and is on a high dosage of morphine. I will update again tomorrow. I think I should make my own journal to update instead of filling space here. Good night and god bless.

Ma è solo a questo punto che arriva LA VIRATA NEL GENIALE: non è vero che i medici di Desi la odiano e stanno cercando di ucciderla a suon di oppiacei, no. In realtà la personalità sfolgorante della nostra è tale da aver completamente conquistato il suo medico curante, che, su richiesta, mette allegramente a repentaglio la propria licenza accettando di raccontare su internet i dettagli delle vicissitudini sanitarie della paziente.

Correte a nascondervi, voialtri, con i vostri scudieri tardivi semplici.

10:05 AM, Monday:

Dear LiveJournal,

My name is Dr. Kendrick and I am the attending physician seeing to your friend.

When Desiree first requested I sit down and give everyone an update on the situation here, I was immediately surprised and interested. As a medical doctor, the advances of the computer age in regard to humanity have long been known as valuable ones to myself and my colleagues. The idea that people interact as friends from different parts of the country as though they were in each other’s living rooms is amazing and has wonderful healing properties for the soul. I have heard of internet journaling but never had the opportunity to interact with it. For a person that has quickly become one of my favorite patients, I was willing to set aside a few minutes to say a few words.

It is not hard upon meeting her to see that her effervescent personality is one of her greatest assets. I had never met this person before she came into the emergency room, but it was clear from the onset that her strength of character is a force to be reckoned with. Pneumothorax (or a simple collapsed lung, in layman’s terms) has simple procedures associated with its correction; refusal of those is not something one often sees. Both myself and Cindy tried much convincing and cajoling, nothing was working. I, myself, was becoming frustrated. It is painful to watch, when you know exactly what the body is doing to itself. It is quiet like pneumonia; one rarely dies from the condition itself, but from complications connected to. Suffocating to death is not a pleasant experience.

We were out of hope late last night when she asked to make a phone call. I often tell patients in the same condition that their Darth Vader breathing makes it hard to understand them, but gave permission and the requested privacy. When we were called back into the room there was a ghost of a smile on her face and she was submitting to the necessary steps to save her breathing, which had already begun to rattle in her chest. I inquired as to who had caused the change of heart, but the answer I received was a smiled ‘just some guy’ and to get on with it. Well, Just Some Guy, my thanks go out to you. You saved her life.

She was placed on a machine to aid her breathing immediately and a simple chest tube was inserted this morning at around 6am. The actual procedure is very interesting but assuredly not something you’re interested in; I will say instead that fluids were drained and pressure was relieved from her lung. The swelling in her face has gone down. There are minimal scratrches. I anticipate no farther complications. I am optimistic she should be discharged from here by Thursday at the latest.

I will turn the keyboard over to Cindy and thank everyone. This experience has aroused my interest. I may just have to invest in a LiveJournal of my own. You are all very good friends to care about Desiree in such a way.

Yours,

Julie M. Kendrick

Oddio, pensandoci meglio temo la mancanza di riservatezza non sia la minaccia più seria alla licenza di una dottoressa, che oltre a perdere tempo su internet invece che, per esempio, lavorare, sembra essere convinta che uno pneumotorace abbia come conseguenza una (progressiva!) somiglianza sonora con Darth Vader.

Con il beneplacito della dottoressa immaginaria, la faccia solo leggermente graffiata e già libera, dopo un giorno e mezzo dall’intervento al polmone collassato, dalle seducenti spire della morfina, la nostra Desi lascia l’ospedale, riprende a postare in prima persona e ci fa omaggio della scansione del braccialetto di ammissione al Policlinico di Google Immagini, NY.

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Molto belle le parti ritoccate con lo strumento gomma di Paint.

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L’originale (FORSE!!!!)

La prossima volta parliamo di una variante deliziosa alla figura dello scudiero, ossia l’arcinemico ansiosissimo di discolpare l’eroe. Adesso però scusate, devo andare a segnarmi le password del mio ragazzo, così se nel fine settimana viene colpito da un meteorite posso informare senza indugio i finlandesi coi quali gioca ai cosi di zombie la notte.

La versione completa della storia di Desi, da cui sono tratte le citazioni.

Analisi dell’eccellente lavoro di ritocco dell’immagine del braccialetto.

The Conjuring — una recensione

Ieri sono stata a vedere The Conjuring — L’evocazione: un film che la mia loquacissima quanto impressionabile vicina di posto, pare, aveva dedotto dai trailer essere un musical e/o una commedia brillante.

Spoiler: non è un musical né/o una commedia brillante.

The Conjuring — L’evocazione, infatti, è fin dal prologo soprattutto una toccante testimonianza dei danni che la serie degli Scary Movie ha inferto alla capacità della mia generazione (t-t-t-alkin’ ‘bout) di prendere sul serio i film de paura.

La scena d’apertura  verte su una bambola animata da un’entità demoniaca imprecisata, e sullo studio associato demologo/sensitiva che se ne occupa. La bambola in questione, tenera compagna delle notti di una giovane infermiera ingenua, è questa che vi copiaincollo qua sotto.

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La bambola ha questo aspetto a prescindere dalla possessione, apparentemente.  Voi capite che partendo da una cosa del genere lo stato d’animo ridanciano è inevitabile.

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Nella foto qui sopra, le esili braccia del “basato vagamente su una storia vera” percuotono invano lo spesso portone del “eh, ma se non si vede che è malvagissima non serve a niente”.

Ma dicevo, lo studio associato di investigatori del paranormale. Ed e Lorraine Warren erano/sono (lui è morto nel 2006) marito e moglie. Hanno una figlia piccola, un museo domestico di manufatti demoniaci, un assistente di circa quindici anni e un pulmino Volkswagen.

I Perron (persone vere anche loro) sono una famiglia di sette persone che ha appena speso tutti i propri risparmi per trasferirsi in una casa di campagna con un bagno solo (in foto, il momento in cui se ne rendono conto).

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Ma la casa, e va’ che è strano, l’hanno solo comperata a un’asta della banca per tipo dodici dollari, ha un sacco di altri problemi! Innanzitutto è apparentemente circondata da uno schermo anti-creature innocenti, visto che il cane si rifiuta di entrare (e muore male in cortile durante la notte, ma s’era detto innocenti, non furbe). Poi il riscaldamento è un macello, complice forse il fatto che la caldaia si trova nella Cantina Segreta Sbarrata Da Grosse Assi e non credo venga revisionata regolarmente, e tutti gli orologi si fermano ogni notte alle 3.07.

(L’orario a cui si deve alzare la prima delle quattro figlie in età scolare se desiderano tutte lavarsi e rendersi presentabili per la mattina, peraltro).

(Si fermano ogni notte alle 3.07 e poi non so bene quando, suppongo, ripartono in vista della notte dopo).

Cominciano a succedere delle cose.

Una delle figlie ha delle crisi di sonnambulismo durante le quali va nella stanza della sorella maggiore e prende a lievi testate ritmiche l’armadio. I ritratti appesi lungo le scale cadono un tot di volte, finché i genitori decidono che forse spendere seicento dollari al mese in cornici non è un’idea delle migliori e li appoggiano da un’altra parte. La madre inizia a coprirsi di grossi lividi inspiegabili. Le stanze delle adolescenti puzzano.

Poi, mentre il padre camionista è via a guadagnare con fatica la metà della propria tariffa usuale (è un mondo duro, recita la didascalia, e ingiusto) e cercare di tamponare i costi dell’ostinazione decoratoria della moglie, LA PRESENZA DEMONIACA si manifesta, chiude in cantina la madre, e aggredisce conclamatamente la figlia più grande.

Il padre, che tornava in quel momento dalla Florida (nel cuore della notte), sente le urla delle due e corre al salvataggio attraverso la porta principale che nessuno si era preoccupato di chiudere a chiave, giustamente, vivendo in una zona tranquillissima in cui il cane è stato garrotato venti minuti dopo la fine del trasloco.

Entrano in scena i Warren.

I Warren e l’assembramento di entità, spiriti, streghe, robe che infestano la casa dei Perron, plausibilmente regolato da un sistema di biglietti numerati.

(“Lei ha il quarantasei? Ah ma aspetti, ha sbagliato sportello, per possedere o tormentare deve andare al terzo, qui solo bollettini, succubi e servizi BancoPosta”).

In due parole: una strega è stata beccata dal marito mentre sacrificava il figlioletto a Satana; piccata, è corsa a impiccarsi all’albero niente affatto sinistro che sta in cortile (circondato da tutta una sua nebbiolina localizzata). Poi, visto che va bene Lucifero ma il mattone resta l’investimento più sicuro, ha preso a possedere tutti i gli inquilini delle varie case costruite su quello che dopo il suo suicidio, com’è come non è, è passato da terreno agricolo a edificabile. Li possiede e li fa uccidere o diventare assassini dei propri figli, a seconda di come le gira al momento. I morti a loro volta diventano fantasmi e non si schiodano nemmeno pagando. Vi ricordo, un bagno solo.

Poi ci sono dei piccioni che si schiantano a secchiate contro una parete precisa della casa e schiattano anche loro, ma quella del piccione satanista che preparava omelette proibite è una sottotrama appena intuibile che voglio sperare verrà sviluppata in un eventuale sequel.

A questo punto, con un espediente che se mi permettete battezzerei Pistola ad acqua di Chekhov, grande risalto viene dato a una Chevrolet scassata che i Perron o si sono portati dietro dal posto dove abitavano prima o hanno trovato già comodamente posseduta in loco. Perron padre ne parla con affetto, Warren tenta di ripararla, il pensiero corre al gatto delle nevi di Shining. Non se ne sentirà parlare MAI PIU’ NON SERVIVA A NIENTE FORSE AVEVANO UNA SOGLIA MINIMA DI MINUTI DA RISPETTARE.

Comunque era il carburatore.

Poi niente, la madre viene posseduta dalla strega, prende le due figlie più piccole dal motel in cui alla fin fine si erano trasferiti e le riporta a casa per ucciderle (le tre maggiori non hanno obiezioni, vedi fila per lavarsi i capelli prima che finisca l’acqua nel boiler). Viene tentato un esorcismo. C’è una buffa scena in cui cinque/sei personaggi parlano alla posseduta che sta accoccolata nel vespaio infilando le teste in vari buchi nel pavimento o nelle pareti. La sensitiva risolve il problema cianciando di amore materno. Finisce tutto bene.

Ah, e intanto a casa dei Warren la BAMBOLA MALVAGIA di cui all’inizio si trova improvvisamente in ristrettezze economiche e accetta una collaborazione con la strega che è andata a tormentare un po’ la figlia dei demonologi, così, con lo stesso spirito con cui gli americani vanno a Sanremo a duettare biascicando coi tamarri nostrani. Finisce bene anche qui, ma non ricordo come o perché.

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Andate a vederlo, su, tanto stasera piove.

La parrucca di Stephanie

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Le persone che stanno online e millantano una malattia grave, o almeno quelle tra loro che sono sufficientemente alfabetizzate da porsi il problema, tendono a frequentare con assiduità i forum e i gruppi di sostegno dedicati alla patologia in questione.

Le ragioni per cui lo fanno sono sostanzialmente due, e valgono quale che sia la motivazione che spinge alla simulazione: carpire dettagli che aggiungano verosimiglianza alla propria storia, e avere davanti una platea particolarmente empatica e quindi più generosa, fosse anche solo dal punto di vista dell’attenzione.

(Attenzione, virtuale o meno, che persone che sono sul punto di perdere tutto potrebbero e dovrebbero impegnare in maniera più proficua, ma gli scrupoli di coscienza non sembrano essere la specialità dei millantatori di decesso imminente).

Questa è la storia di Stephanie Bourque, bugiarda non eccellente, e della vera malata di cancro su cui ha scelto di concentrare la propria abbondantissima produzione di falsità.

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Diane e Stephanie.

Diane e Stephanie hanno dieci anni di differenza; quando si incontrano, a una lezione di trucco per donne malate, Diane ha 33 anni e Stephanie 23. Diane sta affrontando la chemioterapia per le metastasi di un tumore al collo dell’utero, Stephanie sostiene di avere una leucemia.

L’unico possibile trattamento per Stephanie, che lascia intendere di avere un’aspettativa di vita non superiore all’anno, è un trapianto di midollo, con tutto quello che la procedura in questione comporta. Ecco Stephanie che festeggia con un dolcetto la buona riuscita dell’operazione.

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Da questo momento in poi, come sempre accade in questi casi (di storie inventate, non di trapianti di midollo), la vita di Stephanie (e di Diane e del suo fidanzato, che le si sono genuinamente affezionati) diventa un susseguirsi ben cadenzato di ricadute inspiegabili e guarigioni e drammi e riprese miracolose. In una maniera o nell’altra, e addirittura a scapito della vera odissea di Diane, l’attenzione di tutti è sempre concentrata su Stephanie (Shonda Rhimes, sullo sfondo, prende appunti per nuovi finali di stagione).

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Un giorno Diane e il suo fidanzato ricevono una telefonata. Quanto sicuri sono, chiede la psichiatra che ha in cura la ragazza, che Stephanie abbia davvero il cancro?

I due, ovviamente, sono basiti. Conoscono Stephanie da dieci mesi, hanno visto gli effetti delle cure sui capelli, sulla pelle, sul corpo della ragazza. Hanno visto le foto, hanno visto le reazioni di amici e parenti su Facebook. Hanno visto i lividi. Conoscono la madre della ragazza, che le ha sostanzialmente fatto da autista durante la chemioterapia e si è occupata di lei nel periodo successivo al trapianto. Sono molto sicuri.

Però.

Però, in effetti, Stephanie si è sempre fermamente opposta all’idea che qualcuno la andasse a trovare in ospedale, inclusa la madre, che non ha mai avuto modo di parlare con i medici. Certo, ci sono le foto, ma si tratta di autoscatti in cui non compare nulla o nessuno che dimostri che Stephanie si trova effettivamente in un reparto ospedaliero: non ci sono infermiere, non ci sono macchinari, non ci sono flebo, non c’è niente di tutto quello che dovrebbe esserci. Solo Stephanie, un camice, e un cuscino.

Anzi, due foto ci sono, e paradossalmente sono proprio queste a compromettere definitivamente la tenuta della trama di bugie che Stephanie sta tenendo in piedi da mesi. Si tratta delle immagini di un’infermiera in procinto di entrare nella sala operatoria, con la sacca di materiale che verrà usato per il trapianto di Stephanie, la mascherina chirurgica e, per qualche bizzarra ragione, una parrucca.

Si tratta, a posteriori ovviamente, di Stephanie (e una parrucca).

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La madre sapeva? No, e si rifiutava di immaginare. Gli amici, i parenti sapevano? No. Nessuno vuole credere che qualcuno possa inventare una cosa così terribile, nemmeno quando le bugie non sono convincenti, nemmeno quando una persona che dovrebbe perdere i capelli per via delle terapie si rade la testa tutte le mattine e sostiene che un trapianto di midollo sia un’operazione che si riceve in day-hospital.

Nessuno sapeva, Stephanie non ammette di aver mentito se non su “alcuni dettagli dei trattamenti”, nulla di quello che ha fatto è illegale sotto nessun profilo. Stephanie è libera di continuare a inventare storie (e lo sta facendo). Le persone che la incrociano sono libere di continuare a crederle (ma farebbero meglio a non farlo).

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Qui, il bellissimo resoconto della vicenda a opera del fidanzato di Diane (che mi ha molto gentilmente autorizzata a usare le fotografie).

Qui, nei commenti, la prima occasione in cui mi sono imbattuta nella storia di Stephanie.

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All pictures courtesy of Maciej Cegłowski.

Mammine Incredibilissime

(Con dedica a M.B., che sa perché) 

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(E ora qualcosa di completamente differente — la mitomania tornerà quanto prima, fatemi finire la sessione invernale)

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Tra tutte le cose involontariamente spassose appresso alle quali butto via il mio tempo, MAMMINE GIOVANISSIME occupa una (meritatissima) posizione privilegiata.

MAMMINE GIOVANISSIME è una pagina Facebook gestita e popolata da giovani (ma non giovanissime, quasi sempre e a dispetto del nome) donne il cui apparente unico scopo nella vita è propagare il più possibile il proprio corredo genetico e la propria fierissima opposizione alle pastoie odiose della sintassi italiana, e, in subordine, fornirne prova all’internet.

Le mammine sono così abbondantemente tali, oltre che per vocazione, perché nessuno ha spiegato loro come funziona la riproduzione sessuata.

Un rapporto serio e completo.

Questa è Monique, palesemente.

O le malattie sessualmente trasmittibili, teoria e pratica.

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Per le mammine, QUALSIASI cosa è sintomo di gravidanza, incluso e anzi in posizione di preminenza il ciclo mestruale.

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(È una cosa che si fa dal meccanico)

(Mezzi sì mezzi no) (chiedi consiglio a quella seria e completa, ascoltami)

(È una cosa che si fa dal meccanico)

(È una cosa che si fa dal meccanico)

(Questa è in realtà una costruzione teologica raffinatissima)

(Questa è in realtà una costruzione teologica raffinatissima)

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(Voglio vederci un omaggio al tòpos dello schiumante rosé)

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Le sanguinano le gengive, credo.

Le sanguinano le gengive, credo.

Dicevo, tutto tranne che un test di gravidanza positivo.

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(Ma stai tranquilla, nel caso)

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E anche tu.

Le mammine hanno delle belle pretese.

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E dei problemi anche bizzarri, sia durante la gravidanza.

Megalomane.

Megalomane.

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(Fossero state le trenette era grave)

(Fossero state le trenette era grave)

Che dopo.

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Il senso di rompere i coglioni.

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(No perché fa schifo, più che altro)

(No perché fa schifo, più che altro)

(Un po' come le bestie quando assaggiano il sangue umano)

(Un po’ come le bestie quando assaggiano il sangue umano)

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Insomma, non sanno niente di niente: sanno solo di essere meglio di voi.

spontaneo(Seguirà prima o poi una pt.2 a base di ultrà-screening, tatuaggi brutti e cognate inverosimili)

Monique, o della verosimiglianza.

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Truth, diceva Mark Twain (forse), is stranger than fiction. Ecco la storia (strana? vera? ridicola?) (ridicola di sicuro) di Monique, ricostruita quasi integralmente dalla sua viva voce. Il lettore si formi la propria opinione, se riesce a stare serio abbastanza a lungo per farlo.

Monique, un personaggio esuberante :S

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(Una dea del sesso)

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«Perché lecca un tergicristalli?» «Non è un tergicristalli, è una katana»

Circondata di ammiratori (tra i quali, sostiene, Vasco Rossi)hockeyPassionale nell’amplesso
amicovirgolette Nell’amplesso telefonico, anche199Piena di vitacongiuntiviteStoica, oltre che piena di vita
crociato

Intermezzo: Monique in Mio cuggino mio cuggino

leggende metropolitane

Monique, il nonno ebreo di Monique e il giovane Ratzinger

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(La discussione completa, insieme a una foto giovanile di Joseph Ratzinger, qui)

TRAGEDIA IN TRE ATTI CON INTERMEZZO COMICO

Monique e i contraccettivi ormonali che le ciccione usano per sport (prologo)

(L’uomo di cui si parla è il cantante dei Manowar)

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Monique e la fecondazione più veloce della storia (atto II)

(Nota: l’utente Hardcore Judas è a) una persona sensata b) un medico)

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Monique e le tre camere gestazionali (atto II)

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Intermezzo comico: statevene a casa, mandateci solo i soldi. E i nomi nordici.

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Monique e IL DRAMMA (atto III)

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La gente inizia ad avere dei dubbi (qui i dubbi), ma Marta (la fedele spalla di Monique) NON CI STA. Viene menzionata una Subaru, perché Monique aveva chiesto soldi anche per cambiare la propria auto con una più adeguata allo stile di vita della madre di tre bambini.

Viene menzionata anche l’associazione di volontariato delle nostre, riguardo la quale non scriverò una parola perché farmi querelare non è tra le mie prime cinque perversioni.

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Epilogo: Monique abbandona sputando fuoco queste lande ingrate, e ripara altrove…

ETA: le maledizioni post partum!

inferno

manowar

Il riassunto della vicenda (da leggere assolutamente).

Approfondimenti e contesto.

Monique su Twitter.

Marta su Twitter.

.Marta e Monique su Facebook.

Una testimonianza video.

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Contributi successivi:

Il cancro al cervello (ovviamente):

tumore

Un bel riassunto per immagini:

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L’apposito banner:

monique day

I Walked With A Zombie/2

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Nel momento in cui è stato reso noto il vero nome di Grey (non che lei avesse fatto molto per nasconderlo, ma si tratta di un nome relativamente comune) (una delle omonime, inoltre, è una giornalista televisiva di una certa fama), alcune delle sue lettrici hanno avuto una sorta di illuminazione: l’autrice di Le Gothique era la stessa persona la cui “morte” per lupus aveva anni prima scosso la placida comunità delle appassionate di lavoro a maglia.

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(Qui potete leggere il necrologio virtuale di a cura delle amministratrici di Raverly)

Gina, all’epoca nota come Monkey Toes o MommaMonkey, era un utente attiva, talentuosa e rispettata. Dopo la sua morte, le redini del suo account su Raverly erano state prese dal marito, il quale avrebbe generosamente dirottato a favore delle associazioni per la ricerca contro il Lupus i profitti che sarebbero derivati dalla vendita dei pattern caricati dalla defunta.

Tutto molto edificante, peccato che la morta intanto fosse su Twitter, con un altro nome ma, purtroppo per lei, con lo stesso indirizzo email, e gli stessi tatuaggi, e la medesima vitalità di un tempo. Ops.

(Segue ondata di imbarazzo il cui eco è percepibile a distanza di anni)

Intanto, di nuovo nel futuro, mentre le iscritte alla Awesome Box si facevano due conti e iniziavano a contattare Paypal e per buona misura anche le forze dell’ordine, Grey ricompariva per chiudere le cose con un finale pirotecnico e si produceva nella più emblematica spiegazione grondante passivo-aggressività, dettagli implausibili e pure e semplici cazzate in cui io mi sia mai imbattuta*.

(Marito ferito, check; traumi familiari, check; disturbi mentali, check; qualcunopensiaibambini, check; ti volevo bene MA TU SEI UNA STRONZA, check; etc.)

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E, dopo questa muraglia di testo e qualche simbolico rimborso e/o pacco consegnato (applicazione secondaria del principio per cui quando le vincitrici dei concorsi erano blogger un po’ affermate i premi arrivavano senza problemi), nessuno ha più sentito parlare di Georgiana Grey.

Nota per il sequel: subito prima che il blog venisse cancellato, la firma in calce ai post era diventata SoCalVegan — amici foodblogger, io terrei un occhio aperto (anche due).

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* sulla fiducia, solo perché una tizia di cui vi parlerò poi non si è mai disturbata a fornirne una.

PlazaJen fa chiarezza sulla storia di MonkeyToes.

Un riassunto esaustivo della vicenda Grey (con tutti i link che potete desiderare).

Il gruppo Facebook dove si radunavano le inquirenti.

Picture of socks taken from Raverly.com, Grey’s apology courtesy of The Truth For Everyone.

I Walked With A Zombie/1:

Georgiana Grey, più spesso semplicemente Grey, era l’autrice di un blog che possedeva tutte le caratteristiche necessarie per l’inserimento nella mia lista di feed: un argomento di mio interesse (make-up), uno sfondo chiaro e una frequenza di aggiornamento quotidiana o quasi.

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Stylist. Writer. Punk. Vegan.

Il blog in questione si chiamava Le Gothique, e nell’anno abbondante in cui ne sono stata una lettrice mi ha colpita per via di una serie di caratteristiche abbastanza curiose.

Innanzitutto, Grey sosteneva di essere (tra le molte molte altre cose — si tratta di quella che un tempo definivo Sindrome della principessa/astronauta, ma che oggi preferisco etichettare come Principio dell’allevatore di lama) una scrittrice e una giornalista. Solo che il suo spelling era pessimo, dove per “pessimo” intendo “crivellato di errori elementari e ripetuti costantemente, e insomma poverina la sua editor”.

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Due delle cose che mi facevano impazzire e che notavo costantemente erano “cheep” al posto di “cheap”:

cheep

E “then” usato quando serviva “than”:

then

Un’altra qualifica professionale su cui avevo, rispettosamente, i miei dubbi era quella di stylist, visto che tutti gli outfit che proponeva su base settimanale, quale che fosse la fonte di ispirazione dichiarata (un personaggio di un videogioco, la protagonista di un romanzo, un drago) si risolvevano nella combinazione jeans + top di qualche tipo + scarpe.

The Duchess, con Keira Knightley:

kxac5 Dexter (naturalmente!)
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Ah, e Grey era poi ovviamente anche una make-up artist (che però non postava che foto di labbra, mai il viso intero, mai nemmeno un occhio, privando noi lettrici del piacere di ammirare le sue doti when it comes to blending).

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Una cosa con cui avevamo una familiarità anche eccessiva, in compenso, erano i suoi molti e variopinti tatuaggi, delle cui foto ci sommergeva spesso e volentieri.

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Il suo avatar

L’idea che mi ero fatta, in breve, era che non tutto quello che Grey scriveva di sé fosse vero (inclusa probabilmente la parte in cui si autodefiniva “alta, bionda, snella, giovane e con una struttura ossea che non necessita di contouring”) (urca).

Non che la cosa influisse sul piacere di leggere le sue recensioni, naturalmente, anche se il mio coinvolgimento con il blog era limitato: chiunque abbia avuto a che fare con la dogana italiana sa che nessuna iniziativa che preveda la spedizione di cosmetici dall’esterno dell’Unione Europea è una buona idea, anche e soprattutto dal punto di vista economico.

Questa limitazione mi precludeva la partecipazione a diverse iniziative: le periodiche svendite di prodotti recensiti, lo scambio internazionale di make-up (una ventina di persone da varie parti del mondo hanno mandato a Grey cosmetici per un totale di almeno 45 dollari, più un contributo di 5 dollari per le spese, affinché lei provvedesse a ridistribuirli), e la famigerata Awesome Box (una raccolta mensile di sample di varie compagnie indie, forniti gratis in cambio della pubblicità che ne sarebbe derivata) (naturalmente, dal punto di vista delle iscritte, una raccolta a pagamento).

Poi, nel gennaio del 2012, Grey è sparita.

Le indagini delle lettrici e delle amiche virtuali, preoccupate un po’ per via di vaghi ma persistenti accenni a problemi di salute e un po’ perché buona parte di loro aveva pagato la prima Awesome Box e non aveva ricevuto nulla, hanno portato a due scoperte.

Innanzitutto, Georgiana Grey non era il vero nome della blogger, dettaglio poco plausibile su cui lei aveva però sempre insistito molto: il dominio risultava intestato a una tale Gina Silva, le cui foto coincidevano con i dettagli di Grey che risultavano dal blog.

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In seconda battuta, questa non era la prima volta che Gina spariva con i soldi: la prima volta però era andata fino in fondo, e aveva addirittura inscenato la propria morte.

(Prossima puntata: “non è mai Lupus”)

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Il blog di Grey, grazie alla Wayback Machine (gli screenshot sono presi da lì).